Global Innovation Index 2012: creare rete per sviluppare l’ecosistema dell’innovazione mondiale

Svizzera, Svezia e Singapore, sono per il secondo anno consecutivo, i tre Paesi leader nell’innovazione secondo il “Global Innovation Index 2012 (GII): Stronger Innovation Linkages for Global Growth”, pubblicato dalla Business School internazionale INSEAD, e dalla World Intellectual Property Organization (WIPO), agenzia specializzata delle Nazioni Unite.

Il rapporto classifica 141 paesi/economie sulla base di risultati e capacità di innovazione ed è stato realizzato con la collaborazione di Alcatel-Lucent, Booz & Company, e la Confederazione delle Industrie Indiane (CII), e di un Advisory Board composto da 11 esperti internazionali.

“Il GII ci ricorda che le politiche di promozione dell’innovazione sono un fattore critico nel dibattito sulla promozione di una crescita economica sostenibile – ha commentato Farncis Gurry, Direttore generale di WIPO – L’effetto depressivo sugli investimenti in innovazione esercitata dalla crisi corrente deve essere contrastata. Diversamente si rischiano danni durevoli alle capacità produttive dei Paesi. Questo è il momento per politiche di lungo respiro che possano porre le basi della prosperità futura”.

La top ten dei Paesi innovatori del GII è cambiata poco rispetto allo scorso anno. Svizzera, Svezia e Singapore sono seguite da Finlandia, Regno Unito, Olanda, Danimarca, Hong Kong, Irlanda e Usa. Il Canada è la sola nazione uscita dalla lista.

Permane un profondo “innovation divide” tra Paesi e Regioni.

Il GII 2012 mostra una nuova dinamica dell’innovazione sta emergendo malgrado il profondo e persistente “innovation divide” tra Paesi e Regioni. La differenza maggiore esiste tra Nazioni con differenti stadi di sviluppo e differenti redditi pro-capite, ma non mancano dislivelli across tra regioni geografiche.

Il report evidenzia un’Europa a più velocità, con leader a Nord e Occidente, i Paesi dell’Est e Baltici in recupero e il Sud che arranca.

In particolare vengono identificati tre gruppi di paesi.

Tra gli “innovation leaders” ci sono paesi ad alto reddito come Svizzera, i Paesi Nordici, Singapore, UK, Olanda, Hong Kong, Irlanda, USA, Lussemburgo, Canada, Nuova Zelanda, Germania, Malta, Israele, Estonia, Belgio, Corea del Sud, Francia, Giappone, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria, che sono riusciti a creare ecosistemi dell’innovazione in cui gli investimenti in capitale umano fruttano fertili e stabili infrastrutture per l’innovazione in grado di favorire conoscenza, tecnologia e creatività.

Il gruppo degli “innovation learners” – paesi a medio-reddito – include Lettonia, Malesia, Cina, Montenegro, Serbia, Moldavia, Giordania, Ucraina, India, Mongolia, Armenia, Georgia, Namibia, Viet Nam, Swaziland, Paraguay, Ghana e Senegal. A cui si aggiungono due eccezioni, Kenya e Zimbawe,  nonostante il loro basso reddito. Queste economie dimostrano crescenti livelli di innovazione come risultati di miglioramenti nei quadri istituzionali e nelle infrastrutture, di una forza lavoro qualificata, una maggiore integrazione con i mercati e con la finanza globale e una sofisticata business community— anche se questi progressi non sono uniformi in tutto il territorio nazionale.

“Innovation underperformers” sono i Paesi con debolezze nei loro sistemi di innovazione e includono sia Paesi ad  alto che a medio reddito.

Il tema dello studio di quest’anno ‘Stronger innovation linkages for global growth’, sottolinea l’importanza delle interazioni tra i diversi attori dell’innovazione: imprese, settore pubblico, mondo academico e società.

 

Cliccare qui per leggere o scaricare il report.

 

Source: Filas.it

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