Hakitzu, il videogioco per imparare a scrivere codice

Si chiama Hakitzu la prima release appena pubblicata del gioco di Kuato Studios, startup con sede a Londra e Palo Alto, che ha raccolto un formidabile team di sviluppo con SRI, quelli dell’intelligenza artificiale SIRI iPhone ed altri sviluppatori illustri della scena mondiale di game makers.

Hakitzu non è un classico videogame. Per combattere nell’arena contro robot che sembrano arrivare da uno sfasciacarrozze cibernetico gamepad e controllers non possono nulla. Bisogna infatti digitare righe di codice che dicono al proprio robot-fighter cosa fare mossa dopo mossa  per abbattere l’avversario.

Un toccasana per alleviare le fatiche nell’apprendimento dei linguaggi di programmazione. Un tuffo nella complessità del codice e della sua sintassi attraverso la leggerezza e il convolgimento del gioco e della sfida.

Per Meehan, fondatore di Kuato in Inghilterra, è un’idea pensata per i più giovani che vogliono sperimentare la creazione di applicazioni, video, giochi, modelli e animazioni 3D e tutta la creatività che la cultura digitale sprigiona.

Ma la Kuato non si ferma qui. L’obiettivo della startup anglo-americana è quello di creare un personal tutor virtuale, un’intelligenza artificiale in grado di superare il test di Turing capace di insegnare a chiunque qualunque branca del sapere. Utopia?

Il team ha già ultimato e sta perfezionando un nuovo gioco di IA che debutterà a breve e che presenta una ragazza superstite su una nave spaziale. Il computer di bordo è danneggiato e per la “Prima Legge della Robotica” non può ripararsi da solo. La protagonista deve così hackare il sistema e riparare il computer prima che finisca l’ossigeno. Il computer di bordo è l’intelligenza artificiale che aiuterà il player a salvare la protagonista.

Mehaan e la sua equipe immaginano e lavorano per riuscire a sostituire un insegnante con un’intelligenza in grado di ricrearne la mimica, soprattutto quella emozionale. Ma come superare il test di Turing e quali scenari sociali prospetta l’avvento dei “maestri di silicio”?

di Pasquale Direse

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