Si svolge durante il weekend, a Londra, la conferenza mondiale Bitcoin. Tra gli ospiti d’onore Richard Stallman, tra i fondatori e profeta del software libero, Max Keiser, giornalista e attivista della BBC e reporter di molti networks, Birgitta Jónsdóttir, membro del parlamento islandese e fondatrice dell’Icelandic Modern Media Initiative per la libertà di parola, Jeff Garzik, uno dei più celebri sviluppatori Linux. La location di primo piano e le guest star dell’openness mondiale sono la traccia della crescente attenzione generata dall’appuntamento globale con la cyber-moneta.
Che cos’è Bitcoin?
Nel 1988, nella mailing list di Cypherpunks, quartier generale online dell’hacking cryptography, Wei Dai spiega il concetto di crypto-valuta. L’idea è quella di sfruttare la crittografia per controllare la creazione e il trasferimento di moneta attraverso il proprio client-computer invece di far riferimento ad autorità centrali.
Bitcoin è un network che nasce come implementazione opensource del concetto di Wei Dai e il 3 gennaio 2009 conia le prime bitcoins. Il creatore dell’Original Bitcoin Client, il primo punto d’accesso remoto alla rete della nuova valuta di bit, nonchè fondatore del progetto è Satoshi Nakamoto. Le uniche cose che sappiamo di lui attraverso un suo profilo peer-to-peer è che viene dal Giappone e che lavora al progetto dal 2007.
Diversamente dalla valuta per come la conosciamo, le bitcoins non vengono coniate da una banca centrale o da altre autorità centralizzate. La moneta viene creata in un processo definito “mining“. Un pò come scavare in una miniera d’oro. Per generare bitcoins è infatti necessario aggiungere potenza computazionale alla rete globale (attraverso sofisticati software in grado di gestire le GPU dei nostri computer) oppure risolvere problemi complessi di matematica o crittografia. L’alternativa è cambiare bitcoins con la propria valuta presso gli intermediari (una bitcoin – BTC – vale circa 13$).
La quantità globale di bitcoins è nota: è una cifra che tende “asintoticamente” (in maniera “lineare”) ai 21 milioni di unità. La rete Bitcoin crea e distribuisce un pacchetto di monete circa sei volte l’ora, in maniera completamente random. Gli utenti che tengono abilitata l’opzione “genera bitcoin” nel proprio client possono usufruirne.
Il sistema è distribuito e anonimo. Gli utenti effettuano passaggi di proprietà della moneta attraverso una coppia di chiavi crittografiche e senza la supervisione di terzi. In molti paesi del mondo la bit-moneta è già da oltre due anni oggetto di scambio con valute come l’euro o il dollaro oppure con beni e servizi (sopratutto applicazioni per smartphone, auto usate, contratti di programmazione software, etc.).
L’idea di Nakamoto si basa sul trasferimento di moneta tra conti pubblici e tracciabili usando la crittografia a chiave pubblica. Tutte le transazioni vengono memorizzate in un database distribuito e pubblicamente accessibile che viene utilizzato per confermarle e per impedire la possibilità di spendere due volte la stessa moneta. La bitcoin è “in sostanza” una stringa di numeri lunga in media 33 caratteri e accompagnata da una chiave privata che servirà ad effettuare la transazione da un utente all’altro.
E’ un sistema decentralizzato che permette di conservare denaro in formato elettronico attraverso il proprio terminale, anonimamente. Il cyber-attivista Rick Falkvinge del Partito Pirata Svedese sostiene che si tratta di una nuova valuta che permette di trasferire moneta sulla base di un “accordo crittografico” piuttosto che sotto l’egida di una banca centrale. La svalutazione non è contemplata e tutti gli utenti Bitcoin conoscono la quantità globale di moneta in circolazione. Ciascuno conosce la propria attraverso una semplice interfaccia simile a quella di un account di e-mail.
La differenza principale con le monete a corso legale è che nessuno può controllarne il valore a causa della natura decentralizzata della creazione di moneta.
Secondo i sostenitori delle bitcoins questa caratteristica è in grado di mitigare l’instabilità economica causata dall’attività delle banche centrali nel controllo della moneta e dell’inflazione. Gli utenti si auto-ridistribuiscono la ricchezza senza la presenza obbligatoria di intermediari.
Altri considerano il sistema un pericolo per la sicurezza. L’FBI ad esempio è preoccupata per i furti presso gli “uffici” di cambio e per la presunta facilità di attacco del sistema da parte di virus e malware. In molti si chiedono se l’idea sia legale o se sia l’invenzione di un imbroglio.
Economisti e legislatori sono comunque tenuti a confrontarsi con il nuovo sistema economico che attira l’attenzione di alcuni importanti mercati mondiali. A gennaio 2012 l’economia bitcoin valeva 57 milioni di dollari. Un valore irrisorio rispetto alle economie già operanti da lungo tempo ma rilevante tenuto conto della natura opensource del progetto e della beta release del software (in questa pagina in italiano le versioni per i vari sistemi operativi).
Alcuni hanno già accumulato ricchezze milionarie in bitcoin. E’ necessario, secondo i sostenitori, evitare i rischi di monopolio, di speculazioni o di situazioni dominanti. In molti stanno trasferendo i propri conti su database elettronici approfittando della stabilità della moneta sul mercato.
C’è da considerare che sono già diversi i casi in cui le chiavi delle bitcoin sono state sbloccate da cracker esperti. Bitfloor, uno dei maggiori cambi valuta di Bitcoin è andato offline negli ultmi giorni dopo che 24.000 unità (circa 250.000$) sono state rubate dalle proprie “casse” virtuali. Bitcoinica (nota agenzia made in UK) nello stesso anno ha subito un furto elettronico di bitocins equivalente a circa 145.000£.
Temi e interrogativi da intrecciare al meeting planetario in corso a Londra tra gli esperti del sistema economico basato sulla moneta di bit. Discussioni aperte e workshop tentano di dare risposte al nuovo concetto di economia dell’informazione che a molti già suona come valida alternativa all’attuale sistema micro e macroeconomico.
La moneta elettronica nel mondo
Bitcoin ha già influenzato le decisioni economiche di diversi paesi. Il governo candese ad esempio ha annunciato che la Royal Canadian Mint (il Conio) produrrà moneta elettronica che circolerà attraverso un chip distribuito ai cittadini. Il Mint Chip sostituirà banconote e carte di credito e potrà essere integrato nella micro SD di uno smartphone o nella chiavetta USB per il computer. Potrà essere ricaricato con la valuta elettronica e i trasferimenti potranno essere condivisi con gli altri utenti in maniera riservata e senza costi aggiuntivi. Chipknip in Olanda e Proton in Belgio sono due compagnie private che negli anni ’60 hanno iniziato a sperimentare sistemi per la moneta elettronica. Anche Google e Apple si sono lanciate nella nuova economia lanciando proprie monete private. Il caso canadese invece rappresenta il primo governo mondiale che si fa carico della moneta elettronica scambiandola alla pari con il dollaro canadese.
Anche in Kenya e in Nigeria si usa valuta in forma di bit. M-Pesa è la moneta elettronica che circola via SMS entro i confini nazionali e stando all’ultimo Mobile Money Africa di Lagos gli economisti di entrambi i governi prevedono l’imminente apertura al sistema Bitcoin per permettere ai cittadini africani di entrare nel circuito economico mondiale.
La mappa che segue mostra l’attuale diffusione del sistema della moneta elettronica.
di Pasquale Direse
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