Le maree come fonte privilegiata per le energie rinnovabili

Phil Scott, business manager alla GE Power Conversion non si lascia trasportare dal romanticismo della luna. La guarda in modo differente. Ha capito che le maree causate dalla gravitazione lunare sono una sorgente eccellente per la produzione di energie rinnovabili, più affidabili e prevedibili dell’energia eolica o solare. Scott e la sua equipe sostengono che alcune maree della costa britannica rappresentano un vero e proprio patrimonio di energia che merita di essere presa in considerazione.

La squadra di ingegneri della General Electrics ha così ancorato le prime turbine nei fondali marini attorno alle isole Orkney, di fronte alla costa scozzese. Assomigliano a grosse eliche di navi sommerse in acqua a circa 60m di profondità ed utilizzando turbine riadattate provenienti da impianti con tecnologia eolica.

Le turbine risiedono in punti di raccolta strategici dove le maree si muovono nello stretto canale tra l’isola e un promontorio. In questo modo le turbine delle Orkney hanno già pompato oltre 15 megawatt per ora di energia elettrica nella rete di raccolta locale.

Gli esperti stimano che, in teoria, le risorse ottenibili dall’intera costa UK ammontano ad una quantità che va dai 25 ai 30 gigawatt – un amount sufficiente a soddisfare il 12% della domanda energetica del Regno Unito.

Ci sono tre modi principali per immagazzinare energia attraverso le maree: si può sfruttare il movimento verticale del flusso d’acqua in un punto specifico; si può catturarne il movimento orizzontale; attraverso speciali boe si può generare energia sulla superficie del mare sfruttando il movimento delle onde. Quest’ultima è una soluzione ancora in via di sperimentazione anche se già in fase di test.

Scott non ritiene che l’energia delle maree possa superare il successo e la quantità di elettricità prodotta dell’energia eolica. Ma prevede che nei prossimi 5 o 6 anni ci sarà una notevole quantità di strutture e sistemi di raccolta d’energia offerta dalla gravitazione lunare connessi alle reti elettriche del Regno Unito, Stati Uniti, Sud Corea, Cina, Australia e Brasile.

Chissà cosa ne pensa il Mediterraneo…

 

di Pasquale Direse

 

 

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