Siete in pausa da una lezione universitaria e vi sedete con un bel caffè fuori dall’aula. Tra le macchinette automatiche ne vedete una con un tablet montato sopra e una luce blu che vi cattura lo sguardo. Dentro non ci vedete lattine, tavolette di cioccolata né tantomeno patatine. C’è solo una stampante 3D che lavora senza sosta a un prototipo in plastica. Sapete benissimo che non è fantascienza, esiste davvero, si chiama Dreambox, e la potete trovare nei corridoi della Univesity of California di Berkeley.
L’idea nata da tre studenti che si sono conosciuti nel 2011 durante un corso di mobile application development presso la UC Berkeley. I tre fondatori di Dreambox – David Pastewka, Richard Berwick e Will Drevno – volevano mettere in piedi una startup innovativa che gemmasse dall’università. Vista la loro passione per la stampa 3D e i lunghi tempi di attesa per accedere ai laboratori di manifattura digitale, i giovani inventori hanno pensato a una soluzione rivoluzionaria.
Dreambox è un distributore automatico di oggetti in plastica (ABS) stampati in 3D attraverso una Makerbot 1. Un utente può selezionare l’oggetto da stampare da un catalogo interno o caricare il proprio modello persnalizzato da una chiave USB. Per adesso i costi per ogni oggetto stampato variano dai 2 ai 15 dollari l’uno. Una volta impostato il file da stampare, la Makerbot lo aggiunge alla coda di stampa.
Nell’attesa potete andarvi a fare un giro o tornare a lezione: terminata la stampa la macchina spinge via l’oggetto dentro un cassetto chiuso da un lucchetto elettronico. A quel punto, Dreambox vi invia un SMS con un codice personalizzato. Basta inserirlo sul tablet di controllo e nel giro di pochi secondi il vostro cassetto viene sbloccato, permettendovi di ritirare il vostro oggetto stampato in 3D.
Lo staff di Make Magazine non ha resistito alla tentazione ed è andato a dare un’occhiata a Dreambox. Date un’occhiata a questo video per apprezzare qualche dettaglio in più. I tre ideatori sono entrati a far parte di Skydeck Berkeley, un programma di incubator-accelerator, nell’autunno 2012. Se i loro progetti andranno in porto, stampare in 3D diventerà facile come bere un bicchier d’acqua.
Source: makerfairerome
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