La compagnia Ritmi Sotterranei è tornata nuovamente in scena per 4 repliche nel mese di Aprile e Maggio con le due ultime produzioni: A MAZON e WELTFLUCHT. I Ritmi Sotterranei hanno accompagnato e accompagneranno il pubblico nella loro idea di danza fatta di differenti linguaggio espressivi. Danza, visual, architettura, musica e fotografia si fondono nella visione della coreografa Alessia Gatta.
Il 4 Maggio nel Teatro dei Riunitiad Umbertide,è andato in scena A MAZON, dal greco Ἀμαζών che vuol dire senza seno, ispirato alla PENTESILEA di Heinrich von Kleist che oppone al radioso mondo greco, la forza primigenia e anarchica dell’istinto, cerca di tradurre una narrazione mitica in movimenti del corpo. Si racconta l’attualità mitica del corpo presente, diviso tra macchina e organico, senza possibilità di sintesi, in cui le diversità di movimento sono la composizione di una macchina e la sua distruzione mediante l’insurrezione dell’organico. Il corpo unico è in perenne fuga dal suo ordine; Si assiste a tensioni e lotte per il possesso di qualcosa che non si vede e non si comprende, e forse non c’è.
Il luogo del racconto è un contenitore angolare formato da una parete, in apparenza nera, trasparente e al contempo riflettente sospesa fino a terra e due schermi bianchi che si incontrano ortogonalmente sul pavimento. Come nel museo Louvre Lens di SANAA (Kazuyo Sejima & Ryue Nishizawa) trasparenza e riflessione sono la caratteristica primordiale dell’intero complesso architettonico dove l’immagine riflessa sulle pareti di alluminio, delle opere esposte e dei visitatori, instaura un particolare rapporto tra l’osservatore e l’oggetto così anche in A MAZON i danzatori sembrano specchiarsi e poi dissolversi come immagini sognate di notte e svanite di giorno. Il tutto reso ancora più suggestivo grazie al gioco luminoso di Marco Policastro che si integra perfettamente con il linguaggio coreografico, rivelando inaspettate sezioni di spazio. I suoni elettronici di Federica Italiano, le onde spezzate e le interferenze visive dei Quiet Ensable, la poesia sonora di Giovanni Fontana e la fotografia dell’artista Viola Pantano sono il giusto connubio che si sposa con l’aggressività muta di volti coperti, di copricapo bizzarri, di abiti strutture della stilista Maria Cristina di Castro.
A MAZON esige che lo spettatore si predisponga ad entrare nell’ottica di in una poetica plurilinguistica dove ogni linguaggio trova la sua legittimità nell’incontro con l’altro, non per propria incompletezza, ma piuttosto per quell’estrema rarefazione che permette di liberarsi da qualunque orpello e scendere al nucleo non ulteriormente divisibile. Se infatti si volesse – per concessione di un illegittimo arbitrio – individuare un tema, un centro coagulante che dia prospettiva alla geometria composita di questa rappresentazione, potremmo parlare di forze in guerra, di tensione all’attraversamento e all’impossibile possesso, potremmo parlare inoltre di desiderio colpevole e muscoli tesi a tragiche illusioni (danza d’amore e morte).
Il 9 e 10 Maggio a Palazzo Riso, a Palermo, in scena Weltflucht, fuga dal mondo, non necessariamente verso un luogo lontano ma “verso di noi” come recita la poesia di Else Lasker-Schuler a cui Alessia Gatta si è liberamente ispirata per la creazione di quest’opera.
Parte fondamentale della fuga è la scenografia, due grandi giardini verticali mobili che accompagnano i quattro danzatori in spazi sempre più ristretti, spazi di prigionia, di libertà e spazi di humor che si spostano e fanno spostare. Come consuetudine per i Ritmi Sotterranei la mescolanza di stili, contemporaneo, hip hop e break-dance rende il viaggio appassionante e speciale. Tra musiche ed emozioni i danzatori con i loro linguaggi multipli inscenano la fuga in un’apnea della durata dello spettacolo, che tiene il pubblico fino alla fine incollato alla poltrona senza fiato, lasciandolo spazio anche ad attimi di ironia.
“In uno stretto corridoio si cela l’unica reale natura di cui siamo il frutto”…
Source: Latus Creativity PressLab
Comments