Giovedì 10 aprile 2014 alle ore 16,00, presso la Sala di Rappresentanza dell’Amministrazione Provinciale, l’Accademia di Belle Arti incontra Jannis Kounellis, pittore e scultore greco, massimo esponente dell’Arte povera: è il terzo appuntamento della nuova edizione de I giovedì dell’accademia, lunga serie di conferenze, dibattiti e dialoghi con alcune delle maggiori personalità dell’arte, della cultura, dello spettacolo.
Dopo il successo dell’anno passato, e ancora una volta grazie alla collaborazione con la Banca Popolare del Frusinate, l’Accademia si fa promotore di cultura. Uscendo dalla sua sede istituzionale invita tutti i cittadini a partecipare a uno dei momenti più importanti dell’attività didattica: il fondamentale dialogo con quanti vivono d’arte – artisti, registi, galleristi, critici, giornalisti, studiosi, economisti – con l’obiettivo dichiarato di affermare il proprio ruolo nel tessuto di questo territorio.
Il titolo di questo terzo incontro è Senza titolo, che lascia già intuire la complessità dell’intervento, in cui l’artista racconterà se stesso attraverso le sue opere, per restituire il senso della sua ricerca. Iniziata negli anni ’60 tra i clamori dello “scandalo” di una mostra memorabile del 1969 a L’Attico di Roma, in cui porta dodici cavalli vivi alle grandi e poetiche installazioni degli ultimi anni. Kounellis, infatti, è senza dubbio il più coerente degli artisti che hanno attraversato con intelligenza le sperimentazioni delle Seconde Avanguardie, cercando sempre una sottile commistione tra arte e vita.
Jannis Kounellis
Nasce a Pireo nel 1936, ma a vent’anni è già a Roma, frequenta l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja al quale deve l´influenza dell´espressionismo astratto che insieme all´arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo. L’esilio sarà il tema portante della sua ricerca, il cui racconto verrà affidato a ferro, carbone, sacchi di iuta, indumenti dismessi, fiammelle che illuminano il set di un luogo abbandonato, un rifugio. Esponente dell’Arte povera, Kounellis ha formulato la sua grammatica visiva attraversando i sacchi bruciati di Burri e coniugando insieme l’ironia del gesto concettuale di Piero Manzoni. Partito da una poetica new dada (un assemblage di bottiglie vuote su un tavolo tra i lavori degli esordi) si sposta poi verso una pittura di tipo segnico, scegliendo lettere dell’alfabeto e numeri, in caratteri tipografici ingranditi. Nel ’60 tiene la prima personale alla galleria La Tartaruga di Roma e negli anni seguenti entrerà in sintonia di intenti con il gruppo dell’Arte Povera, individuato dal critico Germano Celant. A poco a poco le installazioni si espandono in galleria, materia e oggetti sono i nuovi protagonisti fino ad arrivare agli animali vivi. Dopo un acquario e un pappagallo, è la volta dei cavalli all’Attico (1969). Gli anni Settanta si aprono con la partecipazione alla Biennale – molte le mostre che lo vedono affermarsi anche all’estero, Baden-Baden, Colonia, Londra, Parigi, Chicago – e con la celebre performance (1972) in cui l’artista appare con una maschera in volto, accompagnato da un flautista, vicino a una tavola imbandita con frammenti di statua classica e un corvo impagliato. Nello stesso anno, durante la mostra da Sonnabend a New York, si chiude la bocca con un calco in oro. Gli animali tornano all’Espai Poublenou di Barcellona (1989): quarti di bue appena macellati appesi con ganci a lastre metalliche. Gli anni Ottanta sono caratterizzati da una dimensione monumentale che si definisce negli anni Novanta con Offertorio in piazza del Plebiscito a Napoli. A Roma, nel 2002, presso la GNAM, realizza un enorme labirinto in lamiera dove appaiono i suoi sacchi, i carboni, i cumuli di pietre, i cotoni, una summa del suo percorso creativo. Nel 2007 inaugura, sempre a Roma, la Porta dell’Orto monastico di S. Croce in Gerusalemme e nel 2011 è invitato a esporre in Cina.
Source: accademiabelleartifr.it
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